Tra i cinque podcast del Caffettino che ho pubblicato la settimana scorsa, la mia community ha apprezzato maggiormente quello di venerdì 8 aprile, in cui ho fatto una riflessione sulla fiducia.
Sono partito dal presupposto che oggi fidarsi è la cosa più difficile del mondo. Tralasciando i rapporti personali, pensiamo soltanto al nostro lavoro. Rimanendo in ambito professionale, è davvero arduo fidarsi delle persone: questo vale sia per quelle che lavorano all’interno della nostra organizzazione, sia per quelle esterne ad essa. Infatti tutti noi imprenditori e professionisti sappiamo che non è semplice delegare e aspettarsi che gli altri facciano le cose come ci aspettiamo. E allo stesso tempo è altrettanto difficile fidarsi dei clienti, che magari possono abbandonarci da un momento all’altro, o dei nostri fornitori. Di conseguenza, non ci fidiamo di nessuno.
D’altronde ci sono diverse situazioni che possono minare la nostra fiducia nel prossimo, come il collega che vuole farci le ...
Nel mio podcast del Caffettino normalmente parlo in meno di quattro minuti di notizie e temi che riguardano il mondo del digital, del marketing e del business. E lo faccio come se io e il mio pubblico fossimo davanti a una macchinetta del caffè virtuale. In occasione dell’estate, però, ho deciso di sperimentare realizzando venti podcast senza limiti di minutaggio che affrontano ciascuno un argomento diverso in totale relax. Questa settimana, il Caffettino Estate preferito dalla mia community è stato quello di martedì 3 agosto, in cui ho parlato di vittorie e di sconfitte, prendendo spunto da uno degli ultimi e sorprendenti avvenimenti relativi alle Olimpiadi di Tokyo.
Di solito ci dicono che dobbiamo vincere sempre, ma almeno ora che è estate potremmo anche pensare di pareggiare, rilassandoci un po’. Proprio come è accaduto agli atleti Mutaz Barshim e Gianmarco Tamberi....
In questo Caffettino voglio raccontarvi una storia. Una storia che mi riguarda e che apparentemente a poco a che vedere con il periodo che stiamo vivendo. Sopralluogo, mezz’ora prima dell’evento. Ero sul palcoscenico del teatro e insieme a me, in platea, c’era l’amico e collega Ivo. La situazione era complicata, non perché fossimo stanchi dopo tre mesi in giro per i maggiori palchi italiani per eventi, formazione e presentazioni. E neanche per l’evento stesso che ci vedeva ogni giorno in diretta sui social. Più che una stanchezza, era una paura psicologica.
Eravamo concentrati su quella serata e non perché non ci fossimo preparati, ci eravamo preparati alla grande. E non perché non avessimo fatto della gavetta, anzi. Avevamo fatto tanta gavetta, quella vera, dove la paura ti accompagna da quando sei un ragazzino ad oggi che hai qualche anno di più. Allora i problemi erano più importanti, almeno secondo la tua scala di giudizio. Ma poi arrivano quelle sfide decisive per la tua carriera...
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