Cina: l'intelligenza artificiale aiuta i neurochirurghi con successo

Mar 24, 2024

L'AI generativa nel campo della neurochirurgia fa passi da gigante. La notizia viene riportata dal sito web di Bloomberg: in Cina, sette ospedali stanno testando e utilizzando un modello di intelligenza artificiale come assistente per il lavoro dei chirurghi. Obiettivo? Semplificare diagnostica e consulenza.

Il nuovo modello: AI TaiChu

La possibilità di supportare i neurochirurghi cinesi con l'intelligenza artificiale si basa su un nuovo modello: TaiChu, presentato da un’agenzia dell’Accademia Cinese delle Scienze con sede a Hong Kong.

TaiChu si basa su Llama 2.0. I ricercatori cinesi hanno utilizzato documenti medici, riviste scientifiche e manuali tecnici per spingere questo modello ad agire come una sorta di consulente chirurgico.

Il risultato si iscrive in un processo di sviluppo di un'intelligenza artificiale in grado di competere con ChatGPT. Dopo l'approvazione per il lancio pubblico, TaiChu è stato utilizzato per realizzare uno strumento in grado di affiancare i medici non solo nelle consulenze ma anche nelle diagnosi.

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Vantaggi e ostacoli allo sviluppo

Grazie alla sua potenza di calcolo, TaiChu aiuta i dottori a elaborare risonanze magnetiche, ecografie o TAC e supportare le decisioni dei medici con rapporti rapidi e dettagliati. Ma i limiti sono importanti.

Come riportato da Wired, che cita le parole di Feng Ming del dipartimento di neurochirurgia del Peking Union Medical College Hospital, questo modello di intelligenza artificiale ha una potenza di calcolo limitata perché non può accedere ai chip avanzati di Nvidia a causa delle restrizioni USA.

Restrizioni che in qualche caso riescono a essere aggirate ma è chiaro che il limite c'è. Però i medici cinesi sono sicuri di poter aggirare il problema utilizzando una gran quantità di dati che arrivano dagli ospedali dell'intero paese asiatico. E che sono a disposizione di questa intelligenza artificiale.

Integrare l'AI nella medicina quotidiana

Questo approccio consente di superare le limitazioni hardware e ottenere dei risultati degni di nota. Ed è sicuramente vero che lo sviluppo di un'AI per obiettivi medici può essere d'aiuto per tutti. Soprattutto per scopi diagnostici e prognostici che siano un supporto per il professionista. Che deve rimanere sempre al centro del processo decisionale come suggerisce il sito della Fondazione Veronesi:

"Non bisogna immaginare l’intelligenza artificiale come qualcosa che andrà a sostituire il medico: gli strumenti saranno anche intelligenti, ma le decisioni finali rimangono al medico per questioni di responsabilità, di etica e di deontologia". 

Nell'ambito diagnostico la macchina governata dall'AI può identificare un caso sospetto, sarà poi sempre il medico a confermare o meno l’ipotesi. Anche in questo modo ci avviciniamo a un uso quotidiano dell'intelligenza artificiale in settori sempre più decisivi per influenzare la qualità della nostra vita.  

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