Identità digitali in Italia: lo Spid supera i 30 milioni.

May 16, 2022

Tra i cinque podcast del Caffettino che ho pubblicato la scorsa settimana, la mia community ha preferito quello di mercoledì 11 maggio, in cui ho fatto un ragionamento a partire dalla notizia che lo Spid ha da poco superato i 30 milioni di utenti.

Lo Spid, ossia il sistema pubblico di identità digitale creato nel 2016, solo nell’ultimo anno ha collezionato ben 10 milioni di attivazioni. Il motivo principale per cui le registrazioni hanno visto un’impennata così forte è certamente la pandemia, ma l’aumento degli utenti dipende anche da una serie di obblighi: infatti per effettuare alcune operazioni è necessario lo Spid, senza contare che partite IVA e aziende sono obbligate ad averlo. Il Ministro per l'Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale Vittorio Colao festeggia e ci informa che, per quanto riguarda lo Spid, è stato raggiunto in anticipo l’obiettivo del PNRR, ossia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

In particolare, l’obiettivo era raggiungere entro il 2023 il 46% della popolazione, che non è affatto poco. Ma perché è tanto importante avere un’identità digitale per gli italiani? Anzitutto, da uno studio dell’anno scorso risultava che oltre il 30% delle famiglie non possedeva un computer o un tablet e, probabilmente, nel frattempo alcune se ne sono dotate. In secondo luogo, l’informatizzazione e l’informazione tecnologica in Italia hanno sempre registrato un digital divide, cioè una distanza tra chi conosce gli strumenti digitali e chi non li conosce. Stando a questi due fattori, i 30 milioni di utenti testimoniano un grande passo in avanti. Ma attenzione all’ottimismo.

Infatti non bisogna confondere l’utilizzo di uno strumento, seppur necessario come lo Spid, con la competenza digitale. Perché non è detto che queste 30 milioni di persone, che sono la metà del nostro Paese, siano competenti rispetto al mondo della tecnologia. Si potrebbe dire che avere lo Spid è un po’ come avere uno smarphone, perché possederne uno non fa di noi dei programmatori. Perciò dovremmo investire nella competenza digitale attraverso la formazione. Altrimenti, per usare un’altra metafora, è come avere la possibilità di andare sulla Luna senza sapere com’è fatto il sistema solare. Quindi, strumenti e formazione devono andare di pari passo.

E voi cosa ne pensate?

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