Gli artisti invitano alla "Resistenza". Ma resistere a cosa? Con Paolo Iabichino.

Oct 11, 2022

Tra tutti i podcast del Caffettino che ho pubblicato la settimana scorsa, la mia community ha preferito quello di sabato 8 ottobre, in cui Paolo Iabichino mi ha parlato dell’utilizzo improprio della parola “resistenza”.

Paolo è tra gli scrittori pubblicitari più importanti d’Italia e in una storia di Instagram si lamentava proprio dell’uso di questa parola a sproposito: a suo parere invece di resistenza bisognerebbe parlare di opposizione politica e democratica. Invece ci sono molte persone, anche tra gli artisti pop, che invitano proprio a fare resistenza. Ho voluto approfondire con Paolo l’argomento, perciò gli ho chiesto perché oggi tutti parlano di resistenza. La sua risposta è che si usano parole a caso, come si è visto in campagna elettorale. Si tratta di un comportamento abbastanza prevedibile da parte dei politici, che cercano di portare gli elettori al voto anche con argomenti discutibili.

Quello che ha meno senso, secondo Paolo, è quando certe parole vengono usate a sproposito in alcune conversazioni. La vera resistenza, mi dice, la stanno facendo in Iran per protestare contro chi ha ucciso una donna solo per aver messo male il velo. È anche quella che si sta facendo in Ucraina, oppure è quella che hanno fatto i nostri partigiani. Alcune parole, perciò, andrebbero protette semanticamente. Lo afferma anche da pubblicitario, che ha visto proprio diverse parole desemantizzate dall’uso e dall’abuso che una certa comunicazione un po’ frettolosa e mainstream ha dato in pasto alla pubblicità o ai social. Qual è la conseguenza di tutto questo?

Che parole molto belle, come “sostenibilità”, hanno finito per perdere significato e anche i propri significanti. Oggi tutti sbandierano la sostenibilità ai quattro venti, banalizzandola un po’ e circoscrivendola all’ambito ambientale: nella comunicazione d’impresa è un equivoco frequente, quando invece ogni azienda dovrebbe avere prima di tutto una sostenibilità economica e poi una sociale, nei confronti delle collettività e delle comunità. Certo, anche la sostenibilità ambientale è importante, perché bisogna guardare al territorio. Ma non bisogna perdere di vista anche tutte le altre forme di sostenibilità, che dovrebbero essere un pre-requisito per stare sul mercato.

E voi cosa ne pensate?

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