Social e adolescenti: chi li usa prima dei 14 anni è infelice e va male a scuola

May 12, 2024

Se usi i social network prima dei 14 anni rischi un basso rendimento scolastico. Ma ci sono anche delle influenze sul morale con veri e propri casi di infelicità. I livelli di benessere e soddisfazione nella vita di chi utilizza cellulare e nuovi mezzi di comunicazione sono al centro della ricerca nota come EYES UP.

Si tratta di un'indagine svolta dall'Università degli Studi Milano Bicocca in collaborazione con Università degli Studi di Brescia, Centro Studi Socialis Associazione Sloworking che ha un obiettivo: "individuare delle prassi educative e didattiche per contrastare gli effetti negativi dell’abuso di tecnologia".

Quali sono i dettagli della ricerca?

Questo studio è stato finanziato dalla Fondazione Cariplo a partire dal 2023 e approfondisce la correlazione tra rendimento scolastico, registrato attraverso le performance scolastiche longitudinali (prove INVALSI) ed esposizione precoce degli adolescenti agli strumenti digitali. Il tutto si basa su una serie di domande somministrate a un campione pari a oltre 6.000 studenti di 5 province lombarde.

Altri dati per contestualizzare la ricerca? Ecco il genere del campione: 53,8% femmine e 46,2% maschi; titolo di studio dei genitori (grafico in alto): 46,3% diploma e 33,2% laurea o master; nati in un paese straniero: 6,5%, di cui il 45% arrivato in Italia in età pre-scolare e il 34% in preadolescenza o adolescenza.

I numeri della ricerca sono importanti

Proprio così, dobbiamo partire dalle cifre. L'articolo de la Repubblica che descrive questo studio ci ricorda che ci sono dei divari importanti. E che l’uso precoce dei social network da parte di bambini e ragazzi influisce in modo negativo sul loro rendimento scolastico. In che misura? Ecco una stima:

"Chi ha creato il proprio profilo prima della quinta elementare, all’esame di terza media ha avuto una valutazione inferiore di quasi un punto (0,9) rispetto a chi non è sbarcato sui social o lo ha fatto dopo l’esame".

Ma non è solo questo il punto. La ricerca EYES UP (EarlY Exposure to Screens and Unequal performance), coordinata dal dipartimento di Sociologia dell’Università Bicocca di Milano, non si sofferma solo sulle prestazioni scolastiche ma anche sulla soddisfazione generale dei ragazzi, sulla felicità.

Quello che stupisce è l'acquisizione precoce del cellulare con accesso ai social. Il 44,8% degli studenti analizzati ha ricevuto lo smartphone in prima media ma ci sono situazioni estreme: il 19% lo ha in quinta elementare e il 14% in seconda media (FanPage). Il 30% degli studenti ha creato il primo profilo social in prima media, tra i 10 e gli 11 anni. Quindi lontano dal limite della legge Italiana (14 anni) che recepisce il Regolamento UE sulla tutela dei dati personali che prevede di non scendere sotto ai 13 anni.

Il risultato di questa condizione

L'influenza negativa dei social media sui ragazzi non è un evento nuovo. Ci sono già decine di ricerche che sottolineano questo aspetto e i dati elaborati dallo studio sono chiari: c'è un rendimento scolastico direttamente proporzionale al ritardo con il quale si accede ai social. Nel grafico puoi notare la relazione tra classe di apertura del primo profilo e voto esame 3a secondaria di I grado.

Quindi, dal punto di vista visivo possiamo confermare che chi accede presto ai social ha dei voti inferiori. Ma non è tutto qui. C'è una netta relazione tra felicità e soddisfazione della vita con i tempi di apertura dei profili.

Chi non ha ancora avuto accesso ai social dopo la terza media possiede un indice di soddisfazione personale estremamente superiore rispetto a chi già frequenta questi luoghi virtuali.

Se ricevi uno smartphone con connessione a internet in prima media è su TikTok che ti iscrivi: un social molto interessante per i ragazzi ma anche passivo e con dinamiche compulsive.

Non c'è una vera e propria barriera d'ingresso per i più giovani, tanto che emergono dei casi limite: bambini che aprono il profilo a 6 anni. L'obiettivo della ricerca non è quello di demonizzare i social, ma mettere in guardia chi ha la responsabilità di queste abitudini e indicare una strada virtuosa. 

"La soddisfazione e il benessere dei ragazzi aumentano con attività come vedersi con gli amici fuori casa e trascorrere tempo con i familiari. Significa che la vita online non riduce il bisogno e l’effetto benefico delle relazioni in presenza".

Queste sono le parole di Chiara Respi, metodologa della ricerca sociale e membro del centro Benessere digitale della Bicocca, sull'articolo de la Repubblica: c'è ancora voglia e bisogno di relazioni umane.

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