Messaggi vocali per lavoro: la scomparsa dell’educazione.

Jun 13, 2021

Ascolta "Messaggi vocali per lavoro: la scomparsa dell'educazione" su Spreaker.

Se non conoscete ancora il Caffettino, sappiate che dal lunedì al venerdì alle 7:30 pubblico questo podcast in cui parlo di news e argomenti inerenti al mondo del marketing, del digital e del business. E lo faccio come se fossi davanti a una macchinetta del caffè virtuale con i miei ascoltatori, in modo amichevole e informale. Questa settimana, il Caffettino preferito dalla mia community è stato quello di venerdì 11 giugno, in cui ho parlato di un comportamento comune a moltissime persone ma che andrebbe accuratamente evitato: l’invio di messaggi vocali per lavoro. Li ricevete anche voi? Ebbene, godetevi questo articolo in cui spiego come affrontarli.

I messaggi vocali esistono da tanti anni su Telegram e su altre app, ma da qualche tempo sono arrivati anche su WhatsApp. E da quel momento moltissime persone hanno cominciato a utilizzarli per i motivi più disparati. Ma partiamo da una premessa: quando sono i vostri amici a inviarvi dei messaggi vocali, avete la libertà di ascoltarli se e quando volete. Al contrario, se ricevete un vocale per lavoro, magari anche lungo, allora c’è qualcosa che non va. Questo perché i messaggi vocali comportano un dispendio di tempo e attenzione spesso maggiore rispetto a quello necessario per leggere una mail ben scritta. E sono uno spreco di tempo anche per chi li invia.

Infatti un messaggio vocale può dare adito a fraintendimenti e chi lo riceve può essere costretto a chiedere al mittente delucidazioni sul suo significato. Ma c’è anche un altro fattore fondamentale che rende i vocali degli strumenti poco adatti alle comunicazioni di lavoro: il fatto che non vengono tracciati da nessuna parte. In pratica, se volessimo effettuare una ricerca veloce di un determinato argomento, con i vocali non possiamo farla. Mentre ovviamente con le mail questo è possibile, perché possiamo trovare quello che ci interessa attraverso una semplice ricerca di parole chiave. Come se non bastasse, c’è da considerare anche la qualità dei vocali.

Nel dettaglio, sapete benissimo che in pochissimi sono capaci di concentrare in poco tempo un messaggio preciso, senza troppi giri di parole. Quindi i messaggi vocali talvolta diventano il manifesto dell’incapacità di speaking del nostro interlocutore, che con le sue lunghe premesse ci fa perdere tempo e contemporaneamente non ci permette di capire cosa intende dire. E allora cosa fare? Semplice: quando ricevete un vocale da un cliente, un fornitore, un partner o un collega, rispondetegli che in quel momento non potete ascoltarlo e invitatelo a scrivervi. In questo modo vi farete rispettare e, soprattutto, darete una lezione di educazione al vostro interlocutore.

E voi cosa ne pensate?

Fatemelo sapere scrivendo a [email protected]

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Buon ascolto e condividete!

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