Maurizio Codogno. Alla scoperta di Wikipedia.

Feb 20, 2021

Nel mio Live Show di giovedì 18 febbraio ho avuto il piacere di intervistare un ospite d’eccezione: Maurizio Codogno. Matematico di formazione e scrittore, Maurizio lavora per Wikipedia da sedici anni ed è socio fondatore di Wikimedia Italia, di cui è anche portavoce da un decennio. Il suo obiettivo? Cercare di propagandare la comunicazione e soprattutto la conoscenza libera. Come? Maurizio spiega che Wikipedia ha una forma di diritto d’autore diversa da quella standard, perché chiunque può utilizzarla anche per scopi commerciali. In ogni caso, tutti gli autori di Wikipedia sono indicati nella cronologia di una determinata voce, che mostra la lista di tutte le modifiche con le persone che le hanno fatte. Ma se per i Wikipediani è importante conoscere l’autore di un determinato contenuto, proprio per motivi di copyright, ciò che conta maggiormente è la veridicità delle informazioni: in Wikipedia non c’è un principio di autorità, per cui se qualcuno è importante non significa che le sue informazioni siano migliori rispetto ad altre.

L’obiettivo di Wikipedia è avere informazioni provenienti da fonti esterne autorevoli. Ma come si fa a riconoscere una fonte attendibile? Maurizio afferma che è un grande lavoro. Anni fa lui e i suoi colleghi avevano preparato un vademecum in sette punti per imparare a riconoscere una fonte vera da una che non lo è. A suo parere, se ci si imbatte in troppe informazioni identiche è probabile che si tratti di un banale copia e incolla e bisognerebbe soffermarsi a pensare riguardo la veridicità della fonte. Se invece una notizia è troppo diversa rispetto a ciò che si sente in giro, occorrono molte prove a favore della notizia stessa per poterla considerare attendibile.

Per quanto riguarda invece la storia del passato si deve tenere conto del fatto che le fonti sono poche, perché se oggi siamo abituati ad avere una quantità spropositata di informazioni, un tempo le cose non stavano così. Di fronte di fronte a due ipotesi concorrenti ma ugualmente serie, in Wikipedia si dà spazio a entrambe: se un’informazione è minoritaria le si dà meno rilevanza, ma comunque viene presa in considerazione insieme a tutte le altre ipotesi, in modo che in seguito sia il lettore a potersi fare un’idea personale sull’argomento. Anche perché, aggiunge Maurizio, la storia non è democratica e neanche Wikipedia lo è. Le votazioni vengono effettuate solo in determinati casi, ma in generale non si sceglie l’informazione da dare attraverso una conta numerica: se trenta persone dicono una cosa e dieci ne dicono un’altra, non vincono i trenta in maggioranza. Piuttosto, la democrazia sta nel fatto che ognuno ha il diritto di portare le proprie idee e le proprie fonti, anche se poi si scelgono quelle migliori.

A questo punto ho chiesto a Maurizio cosa si può fare per promuovere Wikipedia e tutti i progetti di Wikimedia. Lui chiarisce che l’associazione Wikimedia Italia non riceve i soldi che vengono chiesti per le donazioni, perché questi vanno agli americani che gestiscono i server e l’enciclopedia. In ogni caso, si può sostenere Wikimedia donando il proprio cinque per mille oppure mediante raccolte fondi mirate a sostenere progetti legati al nostro Paese. Tra le altre cose, in questi anni l’associazione ha cercato di fare un po’ di attivismo per la direttiva sul copyright, senza grandi risultati, oltre che per il diritto di panorama: infatti in Italia formalmente non si può fare la foto di un monumento e venderla, quindi è impossibile averla per uso commerciale come tutti i contenuti presenti su Wikipedia, perché ci sono diverse leggi che obbligano a richiedere un permesso per fare una cosa del genere.

Si pensi che ogni anno in occasione del concorso Wiki Love Monuments, che invita le persone a inviare foto di monumenti e di paesaggi, Wikimedia deve chiedere il permesso per poter utilizzare queste foto a fini commerciali senza dover pagare una tassa al tutore di un determinato monumento. Perciò, quello che tutti posso fare per aiutare Wikimedia, è cercare dei aumentare la consapevolezza nei confronti di queste leggi, che tra l’altro non esistono in altri Paesi europei, in modo da riuscire a modificare la legislazione nazionale al riguardo. A questo proposito, Maurizio riporta l’esempio virtuoso del Museo Egizio di Torino, che aveva un ufficio diritti per concedere i diritti delle foto del museo ad uso commerciale. Il Direttore del museo ha eliminato questo ufficio permettendo a Wikimedia di utilizzare le foto, dato che a fronte di un guadagno di 13mila euro l’anno per la cessione dei diritti c’era una spesa per la persona che li gestiva di ben quattro volte superiore. Ma oltre al risparmio che è derivato da questa decisione, il Museo Egizio ha ottenuto anche un notevole ritorno in pubblicità.

A questo punto Maurizio parla del rapporto tra Wikimedia Italia e le scuole, con cui l’associazione collabora da almeno dieci anni. In particolare, Wikimedia invia dei volontari nelle scuole per spiegare come funziona Wikipedia, ma anche per aiutare i professori a insegnare a usarla e soprattutto per spronare gli studenti a contribuire al progetto. Perciò, utilizzando una metafora di Maurizio, Wikimedia cerca di fare il possibile non soltanto per dare agli studenti il pesce, ma anche per insegnare loro a pescare. 

Wikimedia è fautrice anche di diverse iniziative online. Tra tutte, un esempio recente riguarda la Giornata della Memoria, in occasione della quale sono state migliorate le voci sull’Olocausto e su personaggi importanti della storia della Seconda Guerra Mondiale. Questo perché le voci in italiano di Wikipedia sull’argomento erano poco esaurienti e, visto che le fonti non mancano, i membri dell’associazione hanno deciso di dedicare qualche ora a una Zoom call per coordinarsi nel cercare di migliorarle. Ma anche le aziende che hanno un catalogo di immagini storiche potrebbero fare la loro parte per contribuire all’implementazione di Wikipedia: per Maurizio sarebbe bello studiare con i Wikipediani quale documentazione storica potrebbe essere interessante per tutti e lavorare al fianco delle aziende per renderla pubblica e liberamente fruibile.

Maurizio conclude l’intervista dando il suo punto di vista sul futuro dell’informazione, affermando di essere preoccupato per il problema della bulimia dell’informazione stessa, che consiste nella continua emissione di informazioni senza alcun controllo. Provocatoriamente gli ho chiesto se la soluzione potrebbe essere avere lo SPID per accedere ai social, ma lui non è d’accordo, anche perché i minorenni non possono averlo. Inoltre ritiene che la Polizia Postale non ha problemi a scoprire chi sta diffondendo un certo tipo di informazioni, quindi a maggior ragione lo SPID non è necessario. Secondo lui il problema non è tanto ricorrere ad altra burocrazia per entrare nei social, quanto diffondere un’alfabetizzazione informatica che faccia capire alle persone una differenza fondamentale: quella tra il parlare al bar ed essere ascoltati solo dai propri amici e ciò che diciamo online, che rimane scritto e copiato in mille posti per tutta la vita.

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