Fuga dalla città.

Jul 28, 2020

Il Caffettino è l’appuntamento quotidiano con le novità sul mondo dei social, del digital e del marketing. Ma oggi parliamo di un tema di tendenza dell’ultimo periodo, ossia dei professionisti che scelgono di abbandonare le città italiane. Questa fuga di cervelli non riguarda chi si trasferisce dall’Italia verso l’estero, quanto quelle persone che dalle città si spostano verso realtà più sostenibili rispetto alle metropoli. Si tratta di uno tra i temi più discussi su LinkedIn nel corso degli ultimi giorni, al punto che si trova nelle liste degli argomenti consigliati su cui c’è maggior dibattito. Inoltre abbiamo parlato di questo fenomeno anche nell’ultima puntata del mio Live Show.

Infatti Luca Marazzini, che nella vita si occupa di eventi, ci ha parlato di questa possibilità: lui stesso tre anni fa ha abbandonato Milano spostandosi in un piccolo borgo tra il Piemonte e la Liguria, per ricostruirsi una vita professionale e personale. Mettiamo il caso che anche noi prendessimo in considerazione l’ipotesi non gestire più la nostra vita lavorativa in città e di spostarci in in un piccolo centro, in una provincia dispersa o addirittura in campagna. Quali sarebbero i vantaggi e gli svantaggi di questa scelta? Di certo tra i pro c’è il fatto che potremmo fare tutto in remoto da casa, come abbiamo imparato durante il periodo di lockdown. Ma non soltanto.

Sicuramente un altro positivo sarebbe che vivremmo più a contatto con la natura, faremmo una vita più rilassata e potremmo dimenticare il traffico connaturato alla vita di città. D’altro canto, però, questa scelta avrebbe come conseguenza diversi aspetti negativi, come la mancanza di eventi, di infrastrutture e di collegamenti veloci per spostarci nell’immediato sulle lunghe distanze, come ad esempio i treni ad alta velocità o gli aerei. In più c’è da considerare anche un aspetto culturale: visto che in una metropoli ci sono per forza di cose più persone rispetto a un luogo fuori città, è più facile selezionare al meglio quelle che vogliamo frequentare.

Per quanto mi riguarda, io vivo in un mulino poco fuori Milano e ritengo che la scelta migliore sia sfruttare la provincia, anche se bisogna fare i conti con problemi quali l’inquinamento o la difficoltà negli spostamenti. Al di là del mio caso, il fenomeno della fuga dalla città sta diventando sempre più rilevante non tanto per le famiglie o in generale per i lavoratori, quanto proprio per quei professionisti che stanno facendo una sorta di migrazione al contrario, potendo permettersi di lasciarsi alle spalle lo stress urbano. Perché se da un lato talvolta un professionista preferisce gli stimoli della città, dall’altro ne subisce i problemi di organizzazione e le perdite di tempo.

E voi cosa ne pensate?

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Buon ascolto e condividete!

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