Serve una data di scadenza per i prodotti tecnologici?

Sep 12, 2022

Tra i cinque podcast del Caffettino che ho pubblicato la scorsa settimana, la mia community ha amato maggiormente quello di venerdì 9 settembre, in cui ho parlato di un’interessante proposta di un giornalista americano, Geoffrey A. Fowler.

Fowler scrive per il Washington Post e in un editoriale ha chiesto alle aziende tech di inserire la data di scadenza dei prodotti tecnologici. Il principio alla base della sua richiesta è il seguente: indicare il periodo di vita stimato di questi oggetti aiuterebbe i consumatori a fare acquisiti più consapevoli, specialmente per quanto riguarda i prodotti dotati di batterie che non possono essere sostituite. Quella di Fowler è una proposta provocatoria, in quanto per le aziende produttrici indicare la data di scadenza naturalmente significa comunicare ai propri clienti che in un determinato momento sarà necessario sostituire il proprio dispositivo con uno nuovo.

Sappiamo bene quanto l’obsolescenza programmata sia uno dei problemi insisto in qualsiasi tipologia di device al giorno d’oggi: questo perché l’aggiornamento dei software porta nel tempo i nostri strumenti elettronici a non poter essere più utilizzabili, o quanto meno a diventare estremamente lenti. Senza contare che oltre a questo problema c’è quello ambientale, legato in particolare alle batterie esauste dei prodotti tecnologici: siamo passati da un’epoca in cui le batterie dei portatili potevano essere sostituite con una certa semplicità ad una situazione in cui computer e cellulari hanno la batteria inclusa. Il che, ovviamente, è tutt’altro che sostenibile. 

La proposta di Fowler perciò appare valida, ma deve fare i conti sia con i consumatori che con le aziende produttrici: da un lato bisogna capire se noi saremmo disposti ad avere un dispositivo che non è più cool e aggiornato. D’altro canto, le aziende sarebbero pronte a offrirci un hardware che dura più tempo rispetto a quelli attuali, rinunciando a innovare continuamente i loro prodotti? Sono domande a cui è difficile dare delle risposte. Ad ogni modo, se questa proposta diventasse concreta, faremmo il calcolo di quanto ci costa ogni anno uno smartphone o un computer e, a quel punto, sarebbe inevitabile per le aziende vendere i loro device in abbonamento.

E voi cosa ne pensate?

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