La crisi della sharing economy: licenziamenti e ristrutturazioni.

May 07, 2020

Se nel Caffettino di ieri abbiamo parlato delle startup che possono trarre profitto dall’emergenza Covid-19, oggi ci concentriamo sugli effetti negativi che questa pandemia sta avendo su un tipo particolare di startup, ossia quelle legate al mondo della sharing economy, nota anche come economia della condivisione. In particolare, questo tipo di aziende che basavano il loro modello di business sulla condivisione di spazi o di mezzi di trasporto sono in profonda crisi: il loro presente è drammatico e il loro futuro incerto, dato che il mercato ha già preso atto del fatto che questa crisi non rappresenta una parentesi temporanea, ma investirà tutto il 2020 e il 2021.

Per comprendere la portata del problema basta pensare che Brian Chesky, amministratore delegato di Airbnb, pochi giorni fa ha mandato una mail ai propri collaboratori in cui diceva: “Mi sono sentito come il capitano di una nave colpita di lato da un siluro”. E la sua nave in effetti non naviga in buone acque, se sei pensa che l’azienda ha licenziato il 25% della sua forza lavoro. Ma non è l’unica: Tripadvisor ha licenziato ben 600 persone, in Uber si parla del possibile licenziamento di almeno 500 persone su 2.700 e Lyft, che rappresenta il competitor americano di Uber, ha già deciso di licenziare quasi 1.000 persone, ossia il 17% di tutti i suoi dipendenti.

In breve, la grande difficoltà di questo momento non ha tralasciato le startup della sharing economy, perché le restrizioni e i timori legati alla pandemia di coronavirus hanno enormemente limitato i viaggi e gli spostamenti, oltre al fatto che le persone non hanno più voglia di usare e condividere qualcosa già utilizzato da altri. E da questo punto di vista, è come se fossimo tornati indieto di trent’anni. Stiamo facendo i conti con il fatto che le startup non sono immuni al mondo reale e abbiamo dovuto cambiare idea rispetto all’illusione che realtà come quella di Airbnb potessero monopolizzare il mercato. Invece, per colpa di un virus, questo mercato è in serie difficoltà.

Se guardiamo al turismo ci accorgiamo che tutto sta cambiando. E la stessa cosa avviene per l’aviazione civile. A questo punto probabilmente il settore delle low cost subirà una trasformazione, sempre in funzione di un mercato più reale e meno finanziario. Chissà, magari finalmente torneremo a concentrarci sulle cose concrete, mettendo da parte le startup iper-finanziate in favore di quelle che sono in grado di aiutare i propri clienti, dimostrandosi davvero utili con i propri servizi. Certamente sappiamo bene che siamo solo all’inizio di un processo che andrà avanti nelle prossime settimane. Per questo ci raggiorneremo sull’argomento nel nostro Caffettino.

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