Chiude il Netflix della cultura: il nuovo fallimento statale.

Jan 17, 2023

Tra tutti i podcast del Caffettino che ho pubblicato la settimana scorsa, la mia community ha apprezzato di più quello di giovedì 12 gennaio, dedicato al fallimento di ItsArt.

Per chi non lo sapesse, ItsArt è una piattaforma streaming dedicata alla cultura lanciata a maggio del 2020: voluta dall’ex ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, avrebbe dovuto cavalcare l’onda del lockdown ma ha iniziato ad avere problemi già a partire da dicembre del 2020. A dirla tutta, già quando ItsArt è nata si poteva immaginare come sarebbe andata a finire: il suo slogan semplicistico lanciato in conferenza stampa e nelle dichiarazioni politiche, cioè “il Netflix della cultura”, fa pensare in modo inquietante a quando gli startupper in erba comunicano la propria startup come “il Facebook italiano” o “la Amazon italiana”. In pratica, un fallimento in partenza.

ItsArt avrebbe dovuto promuovere il prodotto “made in” (qualsiasi cosa voglia dire), ma la sua storia è finita male e rapidamente: infatti oggi, dopo poco meno di due anni dalla sua introduzione, ha incassato soltanto 246mila euro a fronte di un costo complessivo di circa 20 milioni di euro. Di conseguenza, il 29 dicembre è arrivata la messa in liquidazione di questa sfortunata piattaforma. La notizia ci deve far riflettere su quanto è difficile battagliare all’interno di mercati super presidiati: nel mondo dello streaming oltre ai più noti Netflix, Amazon o Disney ci sono anche i secondi operatori come quelli telefonici. E tutti competono con tutti in un mercato ormai saturo.

Oltretutto bisogna anche farsi una domanda importante: se in questo momento è in difficoltà un colosso come Netflix, come avrebbe potuto farcela una realtà statale mediocre come ItsArt? La qualità della piattaforma infatti è quantomeno dubbia: ad esempio, alcuni contenuti presenti a pagamento all’interno di ItsArt possono essere fruiti anche gratuitamente su YouTube. Insomma, questo fallimento è la prova che la politica non sa sfruttare le potenzialità del digitale. Certamente è probabile che se ItsArt fosse stata creata da una startup avrebbe comunque raccolto la stessa somma. Ma, altrettanto certamente, la startup in questione avrebbe speso molto meno. 

E voi cosa ne pensate?

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